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Ricerca persone in ambiente notturno

Desidero affrontare  un argomento molto dibattuto e per il quale, nel campo della protezione civile, non esiste letteratura o quasi. Con la doverosa premessa che le operazioni di soccorso in notturna vanno affrontate con la massima cautela e muniti di tutti i dispositivi di protezione individuale necessari alla sicurezza, desidero portare l’attenzione del lettore su quelle che possono essere le incognite e le conseguenti precauzioni da adottare in questi particolari casi. Non volendo addentrarmi nella complessa e troppo tecnica spiegazione della visione notturna elettronica (infrarosso, occhi di gatto , visore termico ecc…), limito questo scritto alle caratteristiche essenziali così come sono viste e vissute dall’operatore, con la ragionevole contezza dei mezzi, purtroppo scarsi, a disposizione della maggior parte delle organizzazioni di protezione civile. Le tecniche e le metodologie di ricerca saranno oggetto di una prossima trattazione.
Le operazioni di ricerca in ambiente notturno richiedono personale disciplinato, fresco, riposato e ben equipaggiato oltre che autosufficiente . La tensione mentale dei soccorritori coinvolti nella ricerca in notturna è molto forte, ma è più facilmente sopportabile nei periodi di attività piuttosto che durante lunghi periodi di inattività . Questo è il motivo per cui di notte,  ancor più che di giorno, intraprendere un’operazione di ricerca può addirittura rivelarsi più efficace . Tuttavia, poiché l’orientamento e il coordinamento risulterà più difficoltoso , questo vantaggio di efficienza iniziale tende a diminuire mano a mano che la ricerca progredisce. Questo vuol dire che, se l’obbiettivo della ricerca non viene raggiunto entro le prime 3-4 ore, è assai improbabile che la missione possa arrivare ad una rapida conclusione.

Al buio, mantenere il controllo e il contatto con tutti gli elementi della squadra è sicuramente più difficile.  Il coordinatore della ricerca ed i capi-squadra dovranno quindi preparare con cura meticolosa ogni dettaglio del piano operativo. Qualsiasi evenienza, casuale o accidentale, anche se  inverosimile , deve essere presa in considerazione. Il successo di una ricerca notturna dipende inoltre dall’intraprendenza e l’iniziativa dei capi-squadra e dalla loro capacità di prendere decisioni indipendenti,  in linea con il piano generale . Inoltre, poiché lo stato di avanzamento sul territorio deve essere  frequentemente aggiornato e comunicato alla sala operativa, l’ esistenza di un sistema di comunicazioni efficiente e di sicuro funzionamento deve essere considerato un elemento essenziale. Per la sicurezza degli operatori, ciascun caposquadra dovrà assicurarsi che siano indossati tutti i Dispositivi di Protezione Individuale previsti all’occorrenza. Non dovranno mai mancare: caschetto con visiera, lampada frontale o torcia, guanti (da lavoro o termici se in periodo invernale), indumenti protettivi con almeno un capo in alta visibilità, calzature antinfortunistiche, meglio se a stivaletto o anfibio, ricetrasmettitore con batteria carica e sintonizzato sulla frequenza della sotto-maglia di squadra. Il corredo dovrà prevedere inoltre uno zainetto con generi di conforto, acqua ed indumenti per la protezione dalla pioggia. Facoltativa bussola, cartina o GPS, obbligatori invece per il caposquadra.

L’effetto psicologico degli eventi che si svolgono di notte aumenta o diminuisce in proporzione al grado di oscurità . Le operazioni che si svolgono durante il chiaro di luna o sotto un bel cielo stellato, magari attraverso terreni innevati sono assimilabili ad operazioni diurne approssimative come l’alba o il crepuscolo dopo il tramonto e non sono considerate particolarmente difficili. Se oltre al buio sono invece presenti pioggia, neve o nebbia e quindi con cielo coperto, l’operatore dovrà fare particolare attenzione e molto affidamento sul senso uditivo piuttosto che sul senso visivo, con pesanti ripercussioni sulla resistenza fisica e l’equilibrio mentale .

Il modello di reazione degli operatori alle operazioni notturne non è uniforme . In generale, gli uomini provenienti da aree rurali come campagna o montagna, si adattano più rapidamente e con maggior facilità mentre per coloro che vivono e lavorano in città sarà necessario molto più tempo, con una oggettiva difficoltà ad abituarsi alle caratteristiche dell’ambiente notturno. Questa importante variabile dovrà essere debitamente considerata dai singoli capi-squadra che ne dovranno tenere conto in fase operativa e di composizione delle squadre. Le tenebre agiscono come un forte stimolo per l’immaginazione gravando quindi sul sistema nervoso con il risultato di un senso di insicurezza che potrebbe eventualmente sfociare in manifestazioni di panico. La sensibilità di occhi e orecchie è diversa tra notte e giorno , con il risultato che nel buio gli oggetti sembrano più grandi e più distanti. Da tenere in dovuta considerazione anche la visione distorta degli oggetti illuminati da fari o torce che causano la perdita della visione tridimensionale con la conseguente difficoltà nella stima. per esempio, della profondità di un anfratto o di una semplice buca nella strada. La proiezione di ombre ed il fenomeno della diffrazione aggiungono ulteriore incertezza nella definizione dell’ambiente che ci circonda. Per una normale reazione fisiologica di adattamento, l’orecchio tende inoltre ad amplificare suoni che sarebbero difficilmente percettibili durante il giorno, falsandone la stima in distanza o la stessa direzione reale.

La notte è normalmente utilizzata per il riposo , e per questo motivo la stanchezza e sintomi di esaurimento affliggono coloro che devono  rimanere svegli .Il coordinatore delle operazioni e lo stesso caposquadra devono tenere a mente che il turno di notte senza interruzioni è più faticoso di attività diurne simili. Dovranno quindi adoperarsi per garantire un’adeguata turnazione per poter disporre in ogni momento di personale efficiente e garantire la continuità dei soccorsi.  Per quanto concerne la componente anagrafica, relativamente alla qualità della risorsa umana, occorre precisare che i giovani non sono necessariamente meglio attrezzati per superare la fatica di notte rispetto agli uomini appartenenti a fasce di età più anziane. E però vero che  tutti possono riadattare i propri sensi e le proprie abitudini con un buon addestramento che sia confacente a questo tipo di operazioni.

Diego Cavalli  © 2021 tutti i diritti riservati